Tutti vorrebbero scrivere un libro, ma il problema è trovare poi chi sia interessato a leggerlo. Sembra banale, ma è invece fondamentale.

Mi è successo di nuovo.

Sono entrato in libreria per acquistare il nuovo libro del mio idolo Alessandro Barbero e mi sono trovato circondato da volumi sparsi ovunque e accatastati in ogni angolo della piccola libreria che avevo scelto per l’acquisto.

Ho scorso velocemente titoli e autori dei libri accatastati e il primo pensiero è stato su chi potesse mai avere interesse o curiosità nell’acquistarli, ma ancora prima nel prenderli in mano e sfogliarli.

Il secondo è stato: “ma davvero c’era bisogno di questa pubblicazione”?

Compiliamo quindi un accurato decalogo da seguire passo passo prima di farsi travolgere dall’insana voglia di scrivere e pubblicare un libro.

  1. Scrivere un buon libro è dannatamente difficile, ti metterà alla prova intellettualmente, spiritualmente e fisicamente. Probabilmente ti servirà per capire davvero chi sei e come ragioni, pertanto, prendi la penna e inizia a scrivere. Qualcuno lo leggerà, no? NO.
  2. Non provare a proporre il tuo libro a chiunque, tieni presente che in Italia si pubblicano in media 237 libri al giorno, quasi 1,3 libri ogni mille abitanti; di questi, due terzi sono novità (58,4%) e nuove edizioni (8,5%).  Sicuro che anche il tuo debba occupare una mattonella della piccola libreria che uso frequentare?
  3. La fortuna di un libro sul mercato italiano è spesso direttamente proporzionale alla spinta promozionale, che è sostenuta dall’editore. Ah, non hai un editore? Lascia perdere. Se non sei Bruno Vespa poi, non potrai marchettarlo a sfinire in ospitate e interviste.
  4. Se proprio vuoi scrivere il tuo libro, parti senza alcuna aspettativa, è il modo migliore per essere felici delle 14 copie che venderai.
  5. Consiglio da amico, trovati un editor capace che ti controlli sintassi, grammatica, punteggiatura e errrrori di digitazoine. Altrimenti fai una figuretta.
  6. Per anni ti hanno detto che “un libro non si giudica dalla copertina“. Sì vero, ma se la copertina fa schifo, nessuno lo aprirà, quindi non ci mettere una tua foto da piccolo mentre mostri la finestra nella tua bocca col dentino caduto.
  7. Inutile investire buttare soldi in campagne promozionali su Tv e radio locali, per i libri sconosciuti quello che conta davvero è il passaparola e il giudizio  di chi legge, quindi datti da fare con le copie promozionali (via e-mail in pdf meglio) con chi ha blog seguiti e con chi pubblica podcast di settore.
  8. A proposito di PDF e di risparmio, cosa ne dici di non pubblicare il tuo primo libro, ma semplicemente di distribuirlo dal tuo sito in formato PDF? Passaparola+blog+recensioni+ PDF= nessun investimento  a rischio e potrai continuare, in caso di fallimento, a lavorare come commesso in quel bel negozio di scarpe sportive.
  9. Scrivere un libro è una cosa totalmente diversa da pubblicare un libro. Pubblicarlo significa avere a che fare col marketing, col mercato, con gli editori, con i distributori, con la promozione, con le copie omaggio ai recensori, con le anteprime, le presentazioni, i cenacoli di lettura, sicuro di voler aver a che fare con tutto questo? Hai cose migliori da fare, tipo scrivere il tuo libro.
  10. In Italia, si buttano sul mercato oltre 130 milioni di volumi all’anno. La metà rimane invenduta sugli scaffali, nei magazzini dei distributori, nelle sedi della case editrici. La metà, 65 milioni di libri, torna indietro. Forse è il caso di pensare agli alberi che vengono abbattuti per pubblicare libri che nessuno leggerà mai.
libri accatastati

«Un uomo che legge ne vale due».

Nel 2019 sono stati pubblicati in media 237 libri al giorno, quasi 1,3 libri ogni mille abitanti; di questi, due terzi sono novità (58,4%) e nuove edizioni (8,5%). Il 40,0% della popolazione di 6 anni e più legge almeno un libro all’anno. (istat.it)

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