Il copywriter tossico e senza grammatica che dilaga in rete rovina anche te, digli di smettere.
Il copywriter tossico rovina anche te ed è un problema serio. Ma serio davvero.
Quanti “professionisti” vedi in rete che dovrebbero fornirti un servizio inappuntabile e scrivere validi testi commerciali, articoli, presentazioni, testi e che invece si rivelano, a una attenta analisi, degli improvvisati che spesso ti offrono un servizio scadente sotto il profilo della correttezza di quanto scrivono?
Le regole grammaticali e ortografiche, la punteggiatura, NON sono un dettaglio trascurabile per la tua immagine e la qualità della tua comunicazione.
I social network hanno amplificato la scrittura, hanno “costretto” un sacco di persone a mettere nero su bianco quello che prima avrebbero detto in tono colloquiale senza troppo badare a come lo dicevano e hanno soprattutto messo a nudo una sorta di analfabetismo di ritorno che dilaga per emulazione, senza temere lauree triennali e titoli onorifici, sdoganando orrori grammaticali che creano percezioni negative, in possibili clienti e approcci professionali.
Non è solo una mera questione di purismo e di manie da nazi-grammar; tollerereste paciosamente che un capomastro vi erigesse il muro portante della vostra villa senza le fondamenta? O magari non “a squadra”. Non credo proprio.
Se c’è un valore che nel mio mio percorso professionale mi sono sempre portato appresso è quello di sforzarmi di comunicare in un italiano corretto (o almeno provarci) sia per dizione che per attenzione grammaticale o per costrutto sintattico.
E’ probabilmente deformazione professionale, una mania compulsiva, un residuo dei duri anni al liceo classico, sfociata poi nel disturbo nazi-grammar, ma davvero non riesco a tollerare un comunicatore che scriva per sé o per i suoi clienti inanellando errori grammaticali da prima media.
Nel Malleus maleficarum dei tanti, tantissimi (troppi?) comunicatori che vedo sbocciare garruli su Instagram al grido di “il copy che ti raddoppia le vendite“, “ecco 5 tips fondamentali per le tue stories“, “il segreto per una frase pubblicitaria efficace“, “5 step per essere un copy d’assalto” e altre amenità, ci sono errori che dovrebbero metterti sull’attenti come futuro cliente.
Errori che poi si ripercuoteranno sulla tua immagine, sulla percezione che di te hanno i tuoi clienti.
Sottovalutare questo aspetto è rischioso.
Ho visto recentemente il fiorire di pagine social create da neo-laureati in comunicazione che si vantano di essere grandi copy e comunicatori, tanto da offire corsi e servizi al riguardo.
Corsi e servizi che vengono offerti come una rivelazione messianica, ma che hanno basi vacillanti.
Ho visto anche fior di commenti entusiastici di chi si abbevera alla fonte di questi comunicatori. Qiundi un errore ne genera molti di più per filiazione e imitazione.
Alcune perle che ho avuto il dispiacere di vedere in post sponsorizzati da copy che si propongono come insegnanti, mentori e professionisti:
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usare due puntini di sospensione anzichè tre, oppure usarne quatto, cinque, ventordici…
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usare i puntini di sospensione “a capocchia”.
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scrivere “per ciò” al posto di “perciò”.
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“e bene” al posto di “ebbene”.
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continui errori di digitazione, capitano a tutti, certo, ma due indizi fanno una prova, sintomo di frettolosa distrazione, tre fanno una catastrofe.
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inserire la virgola tra soggetto e verbo! La mia maestra elementare sta ancora piangendo.
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scrivere un elenco che a ogni riga termina con virgola, alcuni con punto e virgola o senza, a piacimento.
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abbondare con i punti esclamativi che, per inciso, possono al massimo essere tre e non quattro, cinque o sei!
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un fantastico qual è con l’apostrofo. Qui si vola altissimo.
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un fu con l’accento. E ce lo vogliamo mettere un accento sulla U di fu che altrimenti si confonde con fu?
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inserire la punteggiatura prima di chiudere le virgolette del discorso diretto: esempio classico il punto esclamativo “prima delle virgolette!“
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inserire in un testo parole inglesi al plurale. Non è possibile fare il plurale di parole straniere in italiano.
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sì senza accento.
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sé senza accento (ben diverso da se).
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apostrofi eliminati per ogni articolo indeterminativo femminile.
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il sempreverde “piuttosto che” usato in forma disgiuntiva anziché avversativa (ne ho già parlato a questo link).
Può essere accettabile? No.
Termini e professioni come storyteller, copywriter, content creator sono sicuramente alla moda, ma non è serio, né accettabile che manchino le basi della perfetta conoscenza linguistica e grammaticale.
Attenzione, non sto parlando di licenze grammaticali o stilistiche, che possono essere funzionali al copy e alla headline, ma di veri e propri errori basilari.
E per brevità di esposizione evito di andare a toccare il tema del web-giornalismo, dove davvero si toccano vette inarrivabili, imputabili a un percorso scolastico e culturale di pessima qualità.
Anche nelle testate nazionali, complici i budget sforbiciati e la diminuzione del personale, si trovano articoli scritti con i piedi.
Ma tornando al mondo dei copy autoreferenziali, cosa potrebbe pensare di te un tuo probabile cliente nel vedere errori grammaticali o svarioni che non sarebbero tollerati in un compito di prima media?
Quale credibilità e autorevolezza potrebbe avere la tua immagine gestita con questa superficialità?
Questo articoletto per me è solo un grido di dolore, nel ricordo delle lunghe noiose mattinate a scuola, dalle elementari in poi, durante le quali mi venivano impartite le regole che una lingua deve far rispettare, pena l’imbarbarimento.
Per te potrebbe diventare uno spunto di riflessione importante nella scelta del professionista al quale affidare la tua comunicazione.
In conclusione: il copywriter tossico e senza attenzione per la grammatica rovina anche te, digli di smettere.
O almeno evitalo.