Come siamo finiti dai falsi del Male alle fake news?

Nel giro di pochi decenni siamo passati dai falsi del Male alle fake news. Ci abbiamo sicuramente perso, in termini di libertà e informazione.

Ma lo ricordate il MALE? Il settimanale più sequestrato dalla censura italiana di sempre.

Probabilmente per riuscirci dovete essere nati NON dopo il 1970. Io ho avuto la fortuna di riuscire a leggerlo, seppur giovanissimo, e di godere della indelebile impronta satirica che mi ha regalato un perfido e dissacrante senso dell’umorismo e la capacità di ridere di tutto.

Il Male ha segnato una stagione importantissima nell’editoria nostro paese, diventando un fenomeno culturale di grande importanza che, visto con gli occhi di oggi, rappresenta uno squarcio di libertà e di graffiante satira che oggi non ci potremmo permettere.

E questo fa riflettere, siamo schiavi del politically correct.

Definibile come vero e proprio strumento di sabotaggio mediatico delle “grandi testate” nazionali e non solo, il Male iniziò a uscire con un paginone centrale che, se adeguatamente ripiegato, poteva diventare la finta prima pagina di un altro giornale preso di mira: la Repubblica, il Corriere della Sera, La Stampa, Il Corriere dello Sport,  sul quale si distorceva completamente la realtà politica e sociale del momento: il rapimento di Moro, le frasi del Papa, il terrorismo, gli attentati delle destre, i servizi segreti deviati, la droga, la sessualità e così via.

Piovevano denunce, ovvio, ma la tiratura in edicola si impennava, arrivando a vendere oltre 100 mila copie a settimana, copie che aumentavano se la settimana precedente il settimanale era stato censurato e ritirato dalle edicole o se il direttore responsabile finiva in galera.

Come siamo finiti dai falsi del Male alle fake news?

Ricordo che usciva ogni mercoledì e spesso, molto spesso, troppo spesso, il venerdì veniva già ritirato dalle edicole per la solita denuncia per “oltraggio al pudore”, “vilipendio a capi di stato” e altre accuse che viste con gli occhi social di oggi fanno decisamente sorridere.

O almeno spero.

Facciamo un salto indietro. L’informazione rigida di stato dell’epoca, fine anni ’60, era quella che, in seguito alla strage di Piazza Fontana a Milano, permetteva nel TG di RAI del 16 dicembre 1969 al sempiterno Bruno Vespa di annunciare, senza vergogna alcuna, l’arresto di Valpreda come quello del colpevole, saltando a passi lunghi e ben distesi sull’istituto primario di un paese civile quale la presunzione di innocenza.

«Pietro Valpreda è un colpevole, uno dei responsabili della strage di Milano e degli attentati di Roma. La notizia, la conferma è arrivata un momento fa qui dalla Questura di Roma» Bruno Vespa, TG1

Questa era una fake news.

Valpreda non era un colpevole, non partecipò alla criminale strage di Piazza Fontana e venne in seguito tardivamente scagionato.

Il Male operava quindi in un sistema ingessato dell’informazione e in una società che accettavano questo, ma nel contempo bastonavano il MALE per la diffusione di veri falsi d’autore, delle vere e proprie prese in giro dissacranti, fate ben attenzione falsi, non fake news come siamo purtroppo abituati oggigiorno a doverci sorbire, grazie alla diffusione di inutili tastiere e altrettanto inutili account social.

Acquistando il Male in edicola avresti potuto trovare in allegato “10 grammi di droga” (in realtà una bustina contenente pepe nero, appunto), o appunto il paginone centrale con decine e decine di vignette contro tutti i capi di stato, per rendersi colpevoli, solamente leggendole, di “vilipendio a capo di stato estero”, avresti potuto trovare vignette blasfeme o irriverenti verso qualunque politico o rappresentante delle istituzioni.

Erano i tanto vituperati anni ’70. Un abisso culturale ci divide da quel periodo e non è detto che ora si stia meglio.

Il Male era divertente, dissacrante, era semplicemente avanti anni luce rispetto alla tristezza del politically correct attuale e alle paturnie della “schwa” o delle desinenze con asterisco per non offendere i generi sessuali (che per inciso nulla hanno a che fare con la grammatica).

E oggi che il Male non lo abbiamo più?

Oggi siamo soverchiati dal morbo del clickbaiting che non ti dice nulla, dal virus delle fake news costuite e diffuse ad arte da centinaia di bot o account fasulli, siamo nelle mani di chi tramite i social indirizza il sentimento popolare verso una tesi precostituita e capta i nostri dati in rete per farci vedere quello che vogliamo sentirci dire, come ci ha insegnato il caso di ANALYTICA.

Ma oggi siamo anche tristemente avvezzi alle fake news, alcune nicchie tribali le usano come arma di distrazione di massa, molti non le avvertono come tali e le subiscono, altri le combattono.

Il web ha moltiplicato al cubo la possibilità di raccogliere e diffondere informazioni, notizie, e di conseguenza anche le fake news create per scopi decisamente poco nobili.

Un altro esempio eclatnate di fake news internazionale?

Il  5 febbraio 2003 il segretario di stato Colin Powell tiene un famoso discorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sventolando una provetta di polvere bianca accusando l’Iraq della produzione di armi batteriologiche di massa.

Si scatena subito il panico in tutto l’occidente e nei TG si parla solo del “pericolo antrace“, subdola arma di distruzione di massa.

Da questa fake news accertata, parte la guerra in Iraq, il 20 marzo 2003 gli USA invadono militarmente l’Iraq.

colin powell mostra l'antrace

La satira era chiusa in un recinto, un piccolo spazio istituzionale quasi sempre censurato. Il “mondo” ne restava fuori “serio”, compiacente, compiaciuto. Questa era la regola. Con il MALE questa regola è saltata.

Come siamo finiti dai falsi del Male alle fake news?

Lillo Venezia, il direttore responsabile del settimanale, venne denunciato decine e decine di volte, il suo contributo per la satira è stato immenso. Scomparso nel 2020, viveva di una pensione sociale di 400 euro.

Come siamo finiti dai falsi del Male alle fake news?

Quindi un falso storico accertato in seguito, una vera fake news rilanciata acriticamente dai media di tutto il mondo occidentale,  una montatura per giustificare l’ennesima invasione americana di uno stato sovrano è bastata per scatenare una guerra.

Di fake news in questi anni ne abbiamo esempi quotidiani, dalla follia NoVax – gente che non meriterebbe la penicillina, vista la loro insensata e criminale guerra alla scienza, alle “scie kimike” in cielo.

A oltre 40 anni di distanza dall’epopea del Male la differenza tra i loro falsi d’autore che giravano il coltello nella piaga della stanca e rigida retorica politica nazionale, di qualsiasi tendenza, e portava il lettore a vedere i fatti sono una lente distorta distante dai media ufficiali e la brutta tendenza delle fake news, dovrebbe farci interrogare se stiamo vivendo un momento in cui la facilità di accesso all’informazione ci abbia portato in dono il virus delle fake news, ben più dannose della copertina di un settimanale satirico dissacrante, che invece ci manca tanto.

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