Il marketing da stalker è una iattura.

Più perseguiti il cliente, più lui scappa. E no, non è una strategia di vendita efficace.

Ma allora perché viene usato ?

Il futuro del retail non sta nel molestare di più, ma nel disturbare di meno e ascoltare di più.

Nel 2014 gli U2 hanno fatto qualcosa di apparentemente generoso: regalare il loro nuovo album a mezzo miliardo di utenti iTunes.

Senza chiedere il permesso.

Un gesto che tradiva una convinzione di fondo: siamo così grandi che chiunque vorrà ascoltarci. Peccato che, a parte i fan irriducibili, il resto del mondo non fosse esattamente in attesa di un nuovo album degli U2. Anzi.

Risultato? Il più grande regalo non richiesto della storia è diventato il più grande caso di spam musicale di sempre. Apple ha dovuto persino creare un tool apposito per rimuovere l’album, perché – sorpresa! – non tutti volevano svegliarsi con Bono nel proprio iPhone.

A me dava proprio fastidio.

La cosa più ironica? Gli U2, band che da anni si atteggiava a portabandiera della libertà e dei diritti, hanno finito per imporsi con la stessa delicatezza di un malware.

Quando il retail diventa una rock star (ma stonata)

Se pensi che gli U2 siano stati invadenti a piazzarti un album noioso e non richiesto nell’iPhone, prova a ricevere una chiamata da un centralino virtuale mentre stai cercando di cucinati il pranzo seguendo la dieta del nutrizionista, mentre stai prendendo i ragazzi a scuola o mentre sei alle prese con la lavatrice.

“Buongiorno, sono Angela di TelePallePieneVirtuali, le interesserebbe cambiare gestore energetico?”

No, Angela. No. Click

È come se Bono, invece di limitarsi a invadere il tuo iPhone, ti chiamasse a casa per cantarti With or Without You mentre cerchi di non  ritrovarti con la cipolla del soffritto bruciata. E se provi a dire no, altri cinquanta Bono virtuali ti richiamano il giorno dopo.

Se ne fregano —>Il Marketing da stalker è una iattura.

Il parallelo con il retail è evidente:

•Il centralino virtuale che ti perseguita è il nuovo volantino nella buchetta, ma peggio. Quello almeno lo usavi come lettiera per il gatto.

•Il messaggio registrato che parte in ritardo è come il commesso che ti segue tra gli scaffali senza capire che vuoi solo guardare.

•Le chiamate ripetute e inopportune sono l’equivalente digitale del buttadentro per turisti di fronte alle rosticcerie.

Marketing selvaggio: cosa ci guadagnano?

A questo punto la domanda è: perché alcune aziende e brand continuano a usare strategie così invasive, se i clienti ne sono infastiditi?

La risposta è cinica: perché funziona. O meglio, funziona nel breve periodo e su un determinato target di pubblico.

Una piccola percentuale di persone, per sfinimento, dirà di .

Ma il prezzo è altissimo:

Si genera diffidenza: ogni volta che il cliente vede il tuo logo, la sua prima reazione è sospetto e fastidio.

Si distrugge la fiducia: se ti percepisco come invadente, non mi fiderò mai di te.

Si crea una guerra tra brand e consumatore: invece di voler essere ascoltato, il cliente inizia a difendersi da te.

È un marketing che non costruisce relazioni, ma le logora. Non crea valore, ma erode quello che c’era.

La verità? Insistenza ≠ efficacia

Nel 2025 stiamo ancora confondendo la presenza con l’invadenza e l’insistenza con l’efficacia. Come se chi ti tampina su Tinder pensasse che prima o poi cederai solo perché è persistente.

Chi lo ha capito?

•Il negozio o il centro commerciale che ti chiede come e quando preferisci essere contattato

•Il brand che rispetta i tuoi “no” e non li interpreta come “richiamami domani”

•L’azienda che usa i dati per capire quando è il momento giusto per proporti qualcosa

Il futuro del retail non sta nel molestare di più, ma nel disturbare di meno e ascoltare di più.

PS: Se il tuo marketing è più invasivo di un call center molesto, forse è il caso di cambiare strategia. O mestiere. 😅

Cliente esasperato dal marketing invadente che distrugge un telefono a colpi di accetta

Il Marketing da stalker è una iattura, ma allora perché viene ancora usato, nonostante sia palesemente controproducente?

1. Funziona nel breve periodo

È fastidioso, ma statisticamente c’è sempre una piccola percentuale di persone che, per sfinimento o distrazione, cede. Se invii un milione di email spam e solo lo 0,1% risponde, hai comunque ottenuto 1.000 conversioni. Peccato che nel frattempo tu abbia irritato gli altri 999.000.

2. Costa poco ed è scalabile

Automazioni, chatbot e call center costano meno rispetto a strategie di marketing più raffinate e personalizzate. Un’azienda può martellare milioni di persone con email, SMS e chiamate automatiche con una spesa ridicola. E non ti servirà a nulla bloccare i numeri da cui chiamano, sono numeri virtuali.

3. Sfrutta l’inerzia e la distrazione

Molti contratti di servizi (telefonia, energia, abbonamenti) si basano sul principio che disdire è più complicato che lasciar correre. Perciò le aziende insistono, sapendo che prima o poi qualcuno cederà, spesso senza neanche accorgersene.

4. Mancanza di alternative o visione a lungo termine

Molte aziende continuano a fare marketing aggressivo semplicemente perché è sempre stato fatto così. Anziché investire in strategie basate sulla fiducia e il coinvolgimento, si affidano a modelli obsoleti di pressione e volume.

5. Il paradosso della misurazione

Spesso i KPI aziendali premiano le metriche sbagliate: quante chiamate abbiamo fatto? Quanti contatti abbiamo disturbato? Se misuri solo la quantità di azioni, senza considerare la qualità delle relazioni che costruisci, finisci per credere che più sei insistente, meglio è.

Ma il problema vero è che il marketing da stalker non costruisce clienti, li consuma.

E quando hai bruciato la fiducia di chi ti ascoltava, non c’è più strategia che tenga per riportarlo indietro.

Marketing invadente vs. marketing che ascolta: confronto tra strategie efficaci e fastidiose per attrarre clienti senza perseguitarli

I brand che ci assillano oggi saranno quelli di cui non ci fideremo domani. Vuoi essere ricordato come un’opzione valida o come un fastidio da eliminare?

Ma allora cosa fare?

Dall’inseguimento all’ascolto: come attrarre i clienti senza infastidirli

Se il marketing da stalker non funziona, allora cosa fare per conquistare (e non perseguitare) i clienti? Ecco tre strategie efficaci:

Chiedi il permesso (e rispettalo)

 Invece di invadere inbox e telefoni, lascia che sia il cliente a decidere se vuole sentirti. Usa strategie di permission marketing, come:

✔️ Form chiari per iscrizioni a newsletter

✔️ Notifiche opt-in per offerte e aggiornamenti

✔️ Chiedere preferenze di contatto (email, WhatsApp, social…)

Esempio: Brand come Zalando e Airbnb permettono di personalizzare la frequenza delle comunicazioni, evitando di diventare molesti.

Offri valore prima di chiedere qualcosa

Se vuoi l’attenzione del cliente, devi meritartela. Dai prima di chiedere, con contenuti che risolvano problemi reali:

✔️ Guide, tutorial e contenuti educativi

✔️ Strumenti gratuiti o prove senza impegno

✔️ Storytelling e contenuti che creano connessione

Esempio: IKEA fornisce ispirazione gratuita attraverso il suo blog, dimostrando utilità prima ancora di vendere.

Sfrutta i dati per essere utile, non invadente

Il vero marketing non è gridare più forte, ma parlare nel momento giusto. Usa i dati per capire quando e come contattare il cliente, senza bombardarlo.

✔️ Automazioni basate sul comportamento (es. follow-up post acquisto)

✔️ Email e messaggi personalizzati (niente spam generico!)

✔️ Analisi delle interazioni per migliorare il timing delle offerte

Esempio: Netflix e Spotify non ti assillano, ma usano i tuoi interessi per suggerirti contenuti in base ai tuoi gusti.

Il marketing che funziona non è quello che urla di più, ma quello che sa ascoltare. Se i tuoi clienti stanno cercando di evitarti, forse è il momento di cambiare approccio.

Il Marketing da stalker è una iattura, ora lo sai.

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