Le parole hanno un peso e vanno gestite

Le parole da sempre hanno un peso e sono importanti. Ma bisogna saperle scegliere e gestire, specie quando si ha una visibilità pubblica sui media o si rappresenta una associazione nazionale.

Prima delle parole ci sono però i fatti tristemente noti, sono quelli accaduti alla 93ma adunata nazionale degli alpini tenutasi in questi giorni a Rimini e ci raccontano di reiterate, ingiustificate, vergognose molestie a donne e ragazze nella città che ha ospitato, dopo due anni di forzato stop, l’manifesto adunata nazionale alpiniadunata nazionale alpini, attirando circa 400.000 persone.

Era già successo, ma la cosa era passata sottotraccia. Chiedete agli abitanti di Milano 2019, Trento 2018, di Piacenza, di Bologna, di Bolzano, di Udine…

A Rimini in questi giorni circa 150 donne hanno raccontato di essere state pesantemente molestate dagli alpini e di aver ricevuto pesanti commenti a sfondo sessuale, trattate come oggetti, strattonate, inseguite nei vicoli, insultate.

Ma come ha reagito l’ANA, l’Associazione Nazionale Alpini? Nicchiando, con dichiarazioni tese perlopiù a circoscrivere a sminuire. ecco alcuni virgolettati diffusi dai comunicati e dichiarazioni dell’ANA:

“Fisiologici episodi di maleducazione”

Nessuna denuncia alle autorità, quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione quando ci sono tante persone presenti”

Non è mia intenzione soffermarmi sulla grave e triste cronaca, lo specchio di un retaggio culturale che semplicemente va estirpato e i primi a doverlo e volerlo fare dovrebbero essere proprio i vertici della associazione stessa che, da sempre, si vanta di essere tra i primi soccorritori di ogni emergenza e calamità naturale che accada nel nostro paese.

Proprio per questo  sarebbe da evitare accuratamente che la loro fama venga sporcata da episodi che la macchiano indelebilmente, affondando nel machismo patriarcale e nel maschilismo.

Quello che a me colpisce però, oltre ai fatti, è la totale incapacità di gestire a livello comunicativo la situazione. I vertici della associazione infatti hanno adottato la tattica dello struzzo.”Ci dissociamo, ma al momento non ci sono denunce”.

Che equivale a dire: noi queste cose non le facciamo e se qualcuno le fa le condanniamo, ma al momento sono solo chiacchiere. Nel frattempo le denuce sono arrivate. E ora?

Altrettanto imbarazzanti, sotto il profilo culturale e comunicativo, le dichiarazioni delle donne della Conferenza del PD di Rimini: “Intendiamo dissociarci da toni accusatori, tesi ad incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito”.

Quindi la colpa è di chi denuncia.

Sono tutte situazioni in cui le parole vengono gestite male o meglio non vengono gestite, non se ne calcola il peso, l’effetto e il ritorno.

Mi sarei aspettato un intervento che elencasse sì i valori del corpo chiamato in causa, ma che nel contempo senza esitazioni nè giri di parole, mostrasse di aver capito e indicasse i provvedimenti draconiani per evitare che il tutto si potesse ripetere in altre adunate.

Si è preferito invece accusare dei non meglio specificati “infiltrati col cappello taroccato” accorsi quindi solo per l’occasione e per avere campo libero.

Si tratta della famosa toppa che è peggio del buco, significa che gli alpini non sono in grado di garantire quella sicurezza e quella protezione che portano come valori nominali di cui farsi vanto.

Fate voi, le parole hanno un peso e vanno sapute gestire. Qui non ci siamo.

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